Mercoledì, 20 Novembre 2013 15:55

Il secondo conflitto mondiale

ricovero compressaTra le migliaia di immagini lasciateci dal fotografo che imprimono sulla pellicola la storia della sua amata città ci sono quelle riguardanti i bombardamenti della seconda guerra mondiale e, ancora più toccanti, quelle dei rifugi. In particolare di quello di piazza Duomo: un percorso ipogeico da poco riaperto al pubblico che collega la piazza al lungomare della marina e che si stende sotto vari edifici storici. Il luogo si prestava ad essere adattato come rifugio e servì alla popolazione durante il conflitto. Il Maltese, da preciso documentatore di un’epoca, realizza svariati scatti anche toccanti che mostrano i disagi, la paura, la sofferenza della gente dai più piccoli ai più anziani.

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Mercoledì, 20 Novembre 2013 15:55

La lacrimazione della Madonna delle Lacrime

Foto per LacrimazioneIl miracolo della lacrimazione della Madonnina in gesso situata sopra il letto di una povera casa è fatto troppo noto per essere oggetto di trattazione in questa sede. Un’occasione unica che certamente Maltese, vista la sua professione e la sua religiosità,  non perse di fissare in alcuni scatti entrati ormai a far parte della storia della città. Alcune di queste foto furono pubblicate su alcuni rotocalchi dell’epoca (siamo nel 1953).

Dopo cinque anni dalla prodigiosa lacrimazione venne indetto un concorso internazionale per il progetto di un santuario che ricordasse nel tempo l’avvenimento. Angelo Maltese venne incaricato dalla commissione giudicatrice del concorso di fotografare tutte le migliaia di elaborati in modo che la commissione potesse poi scegliere a tavolino il progetto da approvare. Lavorò per un mese, insieme al figlio Renzo, in condizioni di fortuna in una scuola in costruzione.

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In occasione del centenario della nascita di Angelo Maltese, nel 1996, gli amici di Maltese Casare Samà e Vincenzo Di Falco coadiuvati dai figli Renzo e Antonello hanno allestito nei locali del Museo del Cinema una mostra antologica del fotografo.

La mostra durante la settimana di apertura ha visto una grande affluenza di visitatori e tra questi quelli che conoscevano già il fotografo siracusano e i più giovani che ne avevano soltanto sentito parlare. La mostra è stata una retrospettiva del passato della città, di cui Maltese è stato puntuale spettatore e documentatore per settant’anni.

Visti i problemi di spazio non è stato possibile esporre lavori importanti come la lacrimazione della Madonnina, il circuito automobilistico, le visite di personaggi illustri e tanto altro materiale di importanza storica ed artistica. Molti i ritratti presentati, alcuni con elaborazioni manuali eseguiti direttamente sulle lastre di formato 18x24 cm che hanno trovato posto su un grande piano luminoso.

In realtà la produzione di Angelo Maltese è così vasta che intere sezioni potrebbero essere delle mostre separate. Alcune immagini sono ricche di fascino e quasi di misticismo religioso, come ad esempio quella del gruppo si suore ritratte durante una funzione nelle Catacombe di S. Giovanni: le religiose, con le candele in mano, immerse, quasi rapite dalla preghiera riportano l’osservatore ai primordi del cristianesimo quando i fedeli si riunivano nelle catacombe per pregare segretamente Dio. Anche il cortometraggio Artigiani del mare è stato proposto nella mostra e presentato in una sala appositamente allestita.

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Maltese “regista”

Foto per registaAngelo Maltese, coadiuvato dal figlio Renzo, che aveva abbracciato l’attività del padre, realizzò anche un cortometraggio di 16 minuti intitolato "Artigiani del mare". Il tema a cui si ispira Maltese è la Siracusa che scompare e per questo decide di immortalare i lavoratori di un’antica e tradizionale arte siracusana.

Era il 1967, anno di grandi trasformazioni a Siracusa. L’incentivo alla realizzazione del video scattò, però, alla notizia del progetto di un secondo ponte sulla darsena che prevedeva l’eliminazione delle baracche dei “calafatari”. Maltese decise così, prima che fosse troppo tardi, di fissare, questa volta con la macchina da presa, il faticoso e difficile mestiere dei cantieri, scrutando da vicino le fatiche di maestri d’ascia, la pazienza del lavoro di scalpello, la magia delle ordinate che determinano la siluette della chiglia.

Oltre che nella scelta della inquadrature il merito del fotografo è quello di avere scritto una pagina di storia patria. Egli mostra la nascita di un peschereccio dalla sua iniziale impostazione sino al varo. Non si tratta sempre della stessa barca dal momento che il cortometraggio venne realizzato in una settimana (impossibile costruire un natante di quella portata in così poco tempo). Però con accorgimenti di inquadrature e il successivo montaggio, il peschereccio risulta costruito nella sua integrità. Il testo scritto personalmente dallo stesso fotografo venne letto dall’attore Aldo Spitaleri e le musiche di sottofondo furono scelte dal consulente musicale Antonino Franzò.

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